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A Pizzo nasce il primo gelato in Europa ad aver ottenuto il marchio IGP

A Pizzo nasce il primo gelato in Europa ad aver ottenuto il marchio IGP, in virtù della sua produzione artigianale. A questo prodotto tipico della pasticceria calabrese si sono ispirati tantissimi gelati industriali, che però non hanno nulla a che vedere con quello originale. Già dall’Ottocento abbiamo notizie dell’esistenza del gelato, preparato con le stecche di ghiaccio provenienti dalle montagne. In Italia è stata la Sicilia a distinguersi per prima nella produzione di gelati in stampi di acciaio, raggiunta poi dalla nostra Calabria, grazie ai pasticceri di Pizzo Calabro. Pizzo Calabro, in provincia di Vibo Valentia, è sempre stato un paese dal carattere fortemente commerciale, di certo il suo punto di forza è la piazza, punto di ritrovo più importante e frequentatissimo ancora tutt’ora. Dunque, Pizzo era già conosciuta per la produzione di dolci e di gelati, che si faceva solo un paio di volte all’anno, o per i matrimoni o per la festa del Santo Patrono. Nel 1952 in occasione dell’importante visita di un principe, ci fu una grande richiesta di gelati e tutti si prodigarono in vista di un simile incontro. Il gelatiere Giuseppe De Maria, si inventò un nuovo prodotto che con le mani modellò delle palline di gelato artigianale, metà alla nocciola e metà al cioccolato, con dentro del cioccolato fondente liquido, caramello e liquore Strega; infine, ricoprì queste palle con una spolverata di cacao amaro in polvere, le mise in una carta dentro a una stecca di ghiaccio per far sì che si consolidassero. Ecco che cosi prese vita il Tartufo di Pizzo. Il suo nome deriva dalla forma che ricorda un po’ quella del fungo. ll metodo artigianale non è cambiato e il tartufo si fa ancora come allora: due palline di gelato, alla nocciola e al cioccolato, vengono modellate nel palmo della mano a forma di semisfera; poi è necessario esercitare una leggera pressione all’interno per creare un “buchetto” nel quale aggiungere una colata di cioccolato fondente fuso, senza conservanti, additivi o addensanti. A questo punto il tartufo va messo subito nell’abbattitore per circa tre ore. Ma il segreto sta tutto in un gesto molto veloce per chiuderlo, un’arte che solo i più abili sanno fare alla perfezione, spesso senza nemmeno saperla spiegare. E poi, a rendere unico e inimitabile il Tartufo di Pizzo, sono la qualità degli ingredienti e l’utilizzo di macchinari ancora molto antichi, in particolare in una pasticceria.

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